
LUOGO
COMMITTENTE
REALIZZAZIONE
SUPERFICIE LORDA
Un progetto di riqualificazione urbana e architettonica.
La visione di un futuro possibile.
L’area urbana, il quartiere Madonna di Campagna
Torino, cintura Nord, periferia estrema. Capannoni, torri urbane, viali a scorrimento veloce. Tracce di fabbriche trasformate in centri commerciali e attività terziarie. Di qui parte il progetto di riqualificazione architettonica di un immobile che diventa fulcro urbano, polo attrattivo, motore di nuove energie e potenzialità.
Il quartiere è denominato Madonna di Campagna. La sua origine, nel Trecento, è legata alla presenza di un pilone votivo dedicato alla Madonna.
Sviluppatosi grazie alla presenza, dal 1567, di una cappella dei Padri Cappuccini aiutati economicamente da Madama Cristina, principessa di Francia, figlia di Enrico IV e moglie di Vittorio Amedeo I di Savoia che, nel 1657, favorì l’ampliamento della chiesa in un vero e proprio convento.
Nel 1706 questa zona di Torino fu teatro dello storico assedio da parte delle truppe francesi, che si concluse con la vittoria degli austriaco-piemontesi e fu celebrata dai Savoia con la costruzione della basilica di Superga.
Nel corso dell’Ottocento, l‘apertura di nuovi assi viari verso Pianezza e Venaria determinarono lo sviluppo proto-industriale dell’area servita dal noto Canale della Ceronda, per diventare ai primi del Novecento una rilevante area industriale con l’insediamento delle Ferriere Vitali, della Fiat Ansaldo, della Michelin.
Il periodo post-industriale, da fine Novecento ad oggi, ha determinato il declino di molte aree urbane come questa, che ancora oggi cercano una nuova identità economica e sociale. Si tratta di quartieri dove si condensano sacche di marginalità e problemi socioeconomici che tutte le amministrazioni faticano a convertire in risorsa e sviluppo.
Noi partiamo da questo punto, pariamo dalle problematiche per indagarne le potenzialità e condurle verso energie nuove e diverse.
Una nuova porta urbana
L’edificio ristrutturato si configurerà come nuova porta urbana, luogo di riferimento visivo e funzionale. Posizionato in uno degli accessi strategici alla Città di Torino, diventerà un nuovo simbolo della rigenerazione e della nuova identità postindustriale.
La sua veste trasparente e green interpreta l’urgente necessità di transizione ecologica a livello globale, di trasformazione del patrimonio edilizio vetusto in nuova opportunità urbana, nella direzione dell’abbattimento massiccio dei consumi energetici grazie all’uso delle più recenti tecnologie impiantistiche e di materiali innovativi e biocompatibili.
Una rampa per autoveicoli si avvolge sul prospetto verso corso Grosseto, conduce le auto al primo piano e al piano di copertura, illuminata di notte è il segno dinamico della struttura e con sua imponenza scenica sarà uno dei simboli formali di questa architettura. Il movimento delle auto determina energia ed accelerazione delle masse interne. Di giorno e di notte, sulla pelle vetrata, il marchio Ford è amplificato da una corretta illuminazione. La rampa è coperta da uno sbalzo in aggetto rivestito nell’intradosso da lastre di acciaio che specchiano i movimenti delle auto e delle persone verso il primo e il secondo livello.
Il fulcro baricentrico dell’edifico, costituito dal vano scala trasparente, consente la comunicazione verticale tra i diversi livelli, ma nello stesso tempo è studiato per favorire l’illuminazione naturale, una cascata di luce e di verde che invita, attrae, affascina. Richiamato poi dalla balconata al primo piano, attrezzata con il verde al pari di un piccolo orto botanico “aziendale” dove i saranno anche i tavoli della mensa e degli uffici esterni.
Sempre al primo piano un’ampia area destinata al coworking dove si prevede che i dipendenti possano lavorare a fianco di operatori esterni eventualmente interessati all’utilizzo temporaneo di scrivanie, sale riunioni e servizi vari.
Una parte importante di questo livello è dedicata all’auditorium, utilizzabile oltre che dalla Ford per presentazioni e conferenze, anche dai cittadini del quartiere per riunioni di vario genere.
Pause e momenti lounge trovano spazio nel dehors del caffè al piano terra, o più semplicemente nello spazio ristorazione attrezzato per i dipendenti. A piano terra c’è il caffè Authos aperto al pubblico di passaggio o del quartiere e da quanti saranno in attesa della ricarica dei propri veicoli, nell’area antistante l’edifico.
Nel prospetto su via Sansovino, nelle tre palazzine uffici trovano spazio la nursery, alcuni servizi e le uscite di sicurezza. I volumi vengono slanciati in verticale dal rivestimento in acciaio Corten. Tre piccole torri che segnano formalmente il lato Nord dell’edificio.
Il bambù a piano terra costituisce un filtro visivo verso il confine Ovest.
Insieme alla sua pelle esterna, gli spazi e le funzioni contenute nell’edificio sono il manifesto dell’obiettivo imprenditoriale, basato sullo stretto rapporto di collaborazione tra le persone, nei diversi ruoli che le medesime ricoprono all’interno dell’azienda. Ai dipendenti è sempre richiesto il dovuto impegno, ma i medesimi sono accolti in locali esteticamente curati e dotati di servizi innovativi per una concessionaria d’auto, come la nursery, spazi relax e palestra.
La presenza di tramezzature vetrate interne mette sullo stesso piano e nobilita reciprocamente le attività e le funzioni. Una sorta di processo di democratizzazione interna, comunicato attraverso l’architettura. Così l’officina con annesso il locale per i depositi ricambi, smettono di essere spazi di servizio per assurgere a motore pulsante dell’azienda, non meno importanti dello showroom che da sempre ne ha costituito il traino principale.
Al piano di copertura si trova il parcheggio. Qui i veicoli sono protetti dalle intemperie da una struttura in acciaio che sorregge i pannelli fotovoltaici; una vera e propria centrale per le esigenze energetiche della struttura.
La copertura alterna pieni e vuoti, sostegni verticali e sbalzi, in un dialogo continuo tra esigenze funzionali ed estetiche.
In questo progetto, il primo obiettivo sarà raggiunto se coloro che lavoreranno qui, che passeranno buona parte della propria giornata in questi spazi, usciranno la sera con il desiderio di tornare senza patemi il mattino dopo, senza il peso della routine quotidiana, ma piuttosto con il beneficio di lavorare in uno spazio sano, bello e vivo.
Non meno importante è il secondo obiettivo: il dialogo con la realtà urbana circostante. Se l’immobile farà scaturire quel senso di appartenenza al quartiere e aiuterà alla ricostruzione dell’identità urbana, allora il progetto sarà corretto e la sfida sarà vinta, per tutti.