
L’Economia del Nord Ovest
L’Economia del Nord Ovest
Lunedì 27.05.2024
Abitare in un dipinto Casa Druetto rinasce come quadro astratto
di Sofia Francioni
Nel comune di San Secondo a Pinerolo, tra il torrente Chisone e la collina, è spuntata una villa a immagine e somiglianza di un dipinto. Anzi, che della serie Proun di El Lissitzky, è perfetta riproduzione. «Una metamorfosi tra arte e architettura che nasce secoli addietro, nella cultura dell’Italia del Rinascimento, forse prima» spiega l’architetta Paola Maria Delpiano, seduta alla scrivania dello suo Ad studio, fra i boschi di Revigliasco a Moncalieri, di cui è cofondatrice insieme all’architetto Roberto Apostolo.
«Abbiamo studiato la lezione di El Lissitzky, architetto e pittore russo. Una sua opera celebre della serie Proun del 1923 ha ispirato le linee dell’edificio. Il rigore di una struttura fatta di volumi semplici, con geometrie regolari e l’originalità degli incastri volumetrici».
Casa Druetto, che prende il nome dal suo proprietario, Roberto Druetto, è un edificio dalle linee semplici regolari, in intonaco rosso, pietra e legno. Gli ambienti interni si snodano uno di seguito all’altro, senza soluzione di continuità per gli spazi living. Mentre sono più protetti gli spazi privati delle camere e dei bagni. Inoltre, “un soppalco interno aiuta la vista sul verde ad un’altezza leggermente superiore rispetto al terreno circostante” continua.
Svariate citazioni stilistiche rimandano alle case americane di Frank Lloyd Wright, di Le Corbusier, di Alvar Aalto e di Eduardo Souto de Moura. Altra presenza fissa, all’interno di casa Druetto, è la natura. «L’edificio si apre sul paesaggio con grandi vetrate, per accogliere la luce del mattino e catturarla fino al tardo pomeriggio nei crepuscoli estivi. Mentre nei freddi pomeriggi invernali, come nelle terre del Nord Europa, senza le vetrate ci si intorpidisce nell’oscurità».
La Casa Druetto entra fra la collina che impone la propria ombra, ma nello stesso tempo si tinge di colori in obbedienza degli alberi nei susseguirsi delle stagioni. Ma anche, magicamente, nella casa abbraccia parte integrante di essa. Circondata da vetrate d’inverno, libera di comunicare direttamente con l’interno durante l’estate, nell’ottica di fondere il costruito con il verde».
Altro elemento strutturale è il focolare: «Il risultato progettuale — spiega Delpiano — si riassume in due corpi di fabbrica di altezze diverse disposti ortogonalmente e incentrati sul volume emergente del camino in pietra, che permette di riscoprire il senso di ritrovarsi intorno al fuoco, elemento primordiale in assoluto. Sedersi di fronte al camino significa scaldarsi, osservare il fuoco che consuma la legna lentamente, alternare lo sguardo sull’interno della casa e sull’esterno, accorgendosi della continuità materica dei pavimenti interni e degli esterni, composti da un legno naturale in doghe piuttosto morbide».
L’idea di trasformare Casa Druetto nella trasposizione architettonica di un’opera d’arte nasce da una lunga ricerca condotta dall’architetto Roberto Apostolo, che dal 1983 al 2016 è stato anche docente di Progettazione architettonica presso la facoltà di Architettura al Politecnico di Torino.
«Ovunque la mia carriera aveva sperimentato la metamorfosi tridimensionale dei quadri astratti dei suprematisti sovietici in architettura. Già a Vienna abbiamo trasformato Il bacio di Klimt in un edificio, ispirandoci a una tesi di laurea».
Copyright © 2025 AD Architetti
Design and Developed by Sina Nourmousavi
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Lunedì 27.05.2024
Abitare in un dipinto Casa Druetto rinasce come quadro astratto
di Sofia Francioni
Nel comune di San Secondo a Pinerolo, tra il torrente Chisone e la collina, è spuntata una villa a immagine e somiglianza di un dipinto. Anzi, che della serie Proun di El Lissitzky, è perfetta riproduzione. «Una metamorfosi tra arte e architettura che nasce secoli addietro, nella cultura dell’Italia del Rinascimento, forse prima» spiega l’architetta Paola Maria Delpiano, seduta alla scrivania dello suo Ad studio, fra i boschi di Revigliasco a Moncalieri, di cui è cofondatrice insieme all’architetto Roberto Apostolo.
«Abbiamo studiato la lezione di El Lissitzky, architetto e pittore russo. Una sua opera celebre della serie Proun del 1923 ha ispirato le linee dell’edificio. Il rigore di una struttura fatta di volumi semplici, con geometrie regolari e l’originalità degli incastri volumetrici».
Casa Druetto, che prende il nome dal suo proprietario, Roberto Druetto, è un edificio dalle linee semplici regolari, in intonaco rosso, pietra e legno. Gli ambienti interni si snodano uno di seguito all’altro, senza soluzione di continuità per gli spazi living. Mentre sono più protetti gli spazi privati delle camere e dei bagni. Inoltre, “un soppalco interno aiuta la vista sul verde ad un’altezza leggermente superiore rispetto al terreno circostante” continua.
Svariate citazioni stilistiche rimandano alle case americane di Frank Lloyd Wright, di Le Corbusier, di Alvar Aalto e di Eduardo Souto de Moura. Altra presenza fissa, all’interno di casa Druetto, è la natura. «L’edificio si apre sul paesaggio con grandi vetrate, per accogliere la luce del mattino e catturarla fino al tardo pomeriggio nei crepuscoli estivi. Mentre nei freddi pomeriggi invernali, come nelle terre del Nord Europa, senza le vetrate ci si intorpidisce nell’oscurità».
La Casa Druetto entra fra la collina che impone la propria ombra, ma nello stesso tempo si tinge di colori in obbedienza degli alberi nei susseguirsi delle stagioni. Ma anche, magicamente, nella casa abbraccia parte integrante di essa. Circondata da vetrate d’inverno, libera di comunicare direttamente con l’interno durante l’estate, nell’ottica di fondere il costruito con il verde».
Altro elemento strutturale è il focolare: «Il risultato progettuale — spiega Delpiano — si riassume in due corpi di fabbrica di altezze diverse disposti ortogonalmente e incentrati sul volume emergente del camino in pietra, che permette di riscoprire il senso di ritrovarsi intorno al fuoco, elemento primordiale in assoluto. Sedersi di fronte al camino significa scaldarsi, osservare il fuoco che consuma la legna lentamente, alternare lo sguardo sull’interno della casa e sull’esterno, accorgendosi della continuità materica dei pavimenti interni e degli esterni, composti da un legno naturale in doghe piuttosto morbide».
L’idea di trasformare Casa Druetto nella trasposizione architettonica di un’opera d’arte nasce da una lunga ricerca condotta dall’architetto Roberto Apostolo, che dal 1983 al 2016 è stato anche docente di Progettazione architettonica presso la facoltà di Architettura al Politecnico di Torino.
«Ovunque la mia carriera aveva sperimentato la metamorfosi tridimensionale dei quadri astratti dei suprematisti sovietici in architettura. Già a Vienna abbiamo trasformato Il bacio di Klimt in un edificio, ispirandoci a una tesi di laurea».
© AD Architetti
by Sina Nm
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